lunedì 7 febbraio 2011

Fine del corso...

Ciao a tutti, è stato un piacere conoscervi e imparare tante cose nuove, discutere e scambiare idee.
Speriamo di tenerci in contatto e di trovare degli argomenti di discussione sempre nuovi!
Grazie alla prof anche per le brioches!!!!!!!!!
ciao a tutti..

martedì 1 febbraio 2011

L’e-book e il libro parlato: insieme per un unico strumento compensativo

L’e-book o libro elettronico

E’ un’opera letteraria edita in formato digitale utile a chi, per un disturbo sensoriale (non vedenti ed ipo-vedenti) o dell’apprendimento (dislessici) trovino difficile e o impossibile accedere ai comuni libri cartacei.

Gli e-book sono consultabili attraverso un comune personal computer o computer portatili, oppure attraverso appositi dispositivi di lettura che consentono un’accurata definizione dell’immagine, la possibilità di ‘sfogliare’ le pagine elettroniche ed hanno comunemente le dimensioni di un libro tradizionale.

I primi tentativi di pubblicare testi classici in forma digitale risalgono al 1971 con il progetto Gutemberg, un ambizioso sforzo di trascrivere ed archiviare un grandissimo numero di opere per renderle fruibili ad un pubblico quanto più vasto possibile.

Nel corso degli anni sono cresciute in tutto il mondo le raccolte di libri digitali curate da enti bibliotecari, istituti universitari, associazioni o privati cittadini.

Ma è soprattutto a partire dalla fine degli anni ‘90, con il grande sviluppo di Internet, che molte case editrici hanno cominciato ad editare testi in digitale e a metterli in commercio in rete. Anche se questa forma di libro non ha sempre trovato l’accoglienza sperata da parte del grande pubblico, che spesso continua a prediligere il fascino romantico della tradizionale biblioteca cartacea, è fuori di dubbio che per alcuni settori l’editoria digitale abbia trovato un’ampia affermazione.

E’ il caso di tutte le opere di consultazione come le enciclopedie, i codici, i cataloghi, volumi pesanti e polverosi, le cui informazioni possono ora essere concentrate in pochi cd rom. Nonostante le resistenze culturali, i libri elettronici stanno divenendo qualcosa di più di un semplice prodotto di nicchia, crescono in qualità e in quantità le pubblicazioni di testi digitali e aumentano i lettori.I vantaggi del libro elettronico sono molteplici: l’ e -book riduce i costi e gli ingombri, è di semplice consultazione (possono essere fatte ricerche per parole o frasi chiave). Il testo in digitale può inoltre essere ingrandito a piacimento nonché sottolineato come un comune libro. I libri in formato digitale costituiscono inoltre uno strumento indispensabile per accostarsi alla lettura per chi presenti un deficit sensoriale o un disturbo dell’apprendimento.

Non esiste ancora un formato standard per i libri elettronici, i formati più diffusi sono l’ htlm che può contenere oltre ai caratteri anche immagini e suoni, l’rtf, che è molto comune ed è leggibile da quasi ogni tipo di p.c., il txt o formato solo testo, il tipo di formato più semplificato, non contiene immagini nè stili tipografici come il corsivo e il grassetto. Per leggere un determinato formato occorre avere il programma corrispondente (ad esempio il formato rtf deve essere letto dal programma Acrobat Reader). Di norma le biblioteche digitali on-line consentono di scaricare gratuitamente questi programmi. Frequentemente gli e-book possono essere consultati direttamente attraverso la rete o scaricati in formato compresso

Un caso: il programma reader per la dislessia, ricerca e risultati!!!!

Reader è un software per l’apprendimento della lettura rivolto a bambini dislessici sviluppato dal Dott. Iozzino e collaboratori.

Come altri software dell’area della letto-scrittura rivolti a bambini dislessici, prevede la comparsa di parole sul monitor da sinistra verso destra (come avviene nei normali processi di lettura) e presenta degli effetti di mascheramento di difficoltà crescente. La correttezza delle risposte delle prove di lettura presentate al campione prescelto sono state misurate in termini di velocità e correttezza. Non sono pertanto state prese in esame le performances riguardanti la comprensione del testo.

Sorprendenti i risultati della ricerca: i metodi riabilitativi basati sull’esecuzione di compiti di lettura svolti attraverso dei software specifici si sono rivelati più efficaci rispetto ai metodi tradizionali(trattamenti logopedici).

Nello specifico: lo studio effettuato da Iozzino con il software ‘Reader’ ha riguardato 21 bambini. Di questi il 51% è migliorato sia in termini di correttezza che di rapidità, il 24% è migliorato solo nella correttezza il 10% solo in rapidità, solo il 5% non ha riportato miglioramenti significativi.



Gli esercizi sono stati svolti a casa per un periodo di tre mesi, per dieci minuti al giorno, cinque giorni a settimana.

Confortanti anche i risultati del follow up condotto successivamente, i buoni esiti raggiunti sembrano infatti mantenersi stabili nel tempo, anche se in taluni casi è possibile che vi siano delle regressioni.

La modalità migliore sembra essere quella di intervallare dei cicli riabilitativi a dei periodi di pausa. Inoltre il dott. Iozzino ha sottolineato come gli interventi possano protrarsi nel tempo, anche con ragazzi già grandi, come dimostrano alcuni casi clinici da lui riportati durante l’intervento. La riabilitazione può dunque proseguire anche dopo la scuola dell’obbligo, dipende dagli obiettivi che i ragazzi si prefiggono.

Quindi finalità e durata di un intervento devono essere sempre adattate alle caratteristiche di chi lo richiede, alla sua volontà e agli obiettivi personali che stabilisce.

Anche sul versante dell’efficienza i risultati riportati da Iozzino sembrano essere promettenti, è infatti possibile far seguire l’intervento riabilitativo da casa e con dei tempi molto ridotti rispetto ad altre tecniche.

Lo svolgimento degli esercizi da casa, non elimina comunque la necessità di un intervento riabilitativo più articolato. La presa in carico deve infatti riguardare famiglia, scuola, equipe diagnostica e logopedista. la riabilitazione è un intervento complesso che deve necessariamente riguardare più contesti. In particolare è importante il supporto logopedico che deve essere mirato a rinforzare l’autostima e la motivazione e ad accompagnare il bambino in un percorso terapeutico che sia mirato alla comprensione del contenuto dei testi. L’intervento di un logopedista è inoltre un elemento indispensabile per favorire nel bambino un lavoro meta-cognitivo finalizzato all’organizzazione di un metodo di studio adeguato.



Il metodo di intervento del programma reader

Dall’osservazione che il problema principale dei dislessici riguarda l’automatismo della lettura è stato costruito un software che forza il ragazzo a seguire la lettura. Il software permette la presentazione a schermo di materiale verbale con presentazione regolabile, proporzionale al numero delle sillabe. E’ inoltre possibile effettuare un mascheramento percettivo sia a sinistra che a destra del punto di presentazione delle lettere. La parola scorre sullo schermo simulando la normale modalità di lettura.

E’ possibile far presentare al computer le singole sillabe del testo, con lo stesso scorrimento e con il mascheramento percettivo.

attraverso le tecnologie

I soggetti con disturbi dell’apprendimento sono normalmente vivaci ed intelligenti a volte anche con un QI al di sopra della media. Nonostante ciò, le difficoltà di lettura e scrittura tipiche di questi disturbi rischiano di compromettere, sopratttutto nel caso di bambini, il rendimento scolastico e il normale apprendimento.

Tutto ciò, inoltre, può far nascere nei bambini una sfiducia in se stesssi e nelle propie capacità e l’istaurarsi, quindi, di un ciclo(deficit di apprendimento — sfiducia — ulteriore deficit)con conseguente peggioramento della situazione.

Il bambino non si accetta, non accetta la sua situazione e vive la scrittura, e la lettura con angoscia.

Ritengo, quindi,che nel caso dei bambini, ancora più del quanto si può fare è importante il quando si interviene: con l’aiuto delle nuove tecnologie si possono individuare tempestivamente e di conseguenza affrontare più efficacemente disturbi che pregiudicano il rendimento scolastico, quali disgrafia, dislessia, ecc. Soprattutto lo si può fare in tempi rapidi e su larga scala.

La possibilità di lavorare con un supporto tecnologico facilmente gestibile come i PC, sta facendo sorgere una nuova generazione di indagini diagnostiche, sia originali che come evoluzione di sistemi precedenti.

La normale diagnosi prevede numerose fasi:

· valutazione dell’intellugenza generale(scala Stanford Binet, WPPSI,WISCR, ecc)

· valutazione del livello di apprendimento scolastico(prove MT di Cornoldi ecc.)

· valutazione di varie funzioni neuropsicologiche (per competenze percettive visuo-spaziali, per abilità di memoria uditiva e visiva, per capacità di attenzione , per dominanza laterale, per competenze linguistiche)



Il supporto informatico nella valutazione agisce sia nella fase di somministrazione che in quella di analisi e valutazione della lettura e delle prove percettive e discriminative. L’uso dello schermo per le prove visive e di un supporto digitale per quelle uditive garantisce la qualità della somministrazione e la stretta osservanza del setting. I risultati vengono registrati in forma digitale permettendo una analisi molto più dettagliata rispetto alle modalità classiche.

Le nuove tecnologie mettono a disposizione numerosi strumenti per analizzare il parlato e i testi scritti. Un esempio particolare è il programma Clan utilizzato dal Prof. Dionigi Ioghà(del reparto di neuropsichiatri infantile della Asl di Pavia) per la valutazione di soggetti con disturbi di apprendimento, all’interno del progetto CHILDES. La descrizione del suo lavoro può fare un po’ di chiarezza sull’uso effettivo di queste nuove tecnologie nella diagnosi.

disturb del calcolo

Nel Disturbo del Calcolo possono essere compromesse diverse capacità, incluse le capacità “linguistiche” (per es., comprendere o nominare i termini, le operazioni, o i concetti matematici, e decodificare problemi scritti in simboli matematici), capacità “percettive” (per es., riconoscere o leggere simboli numerici o segni aritmetici e raggruppare oggetti in gruppi), capacità “attentive” (per es., copiare correttamente numeri o figure, ricordarsi di aggiungere il riporto e rispettare i segni operazionali) e capacità “matematiche” (per es., seguire sequenze di passaggi matematici, contare oggetti, e imparare le tabelline).

disturbo del calcolo

La caratteristica principale del disturbo del calcolo è una capacità di calcolo (misurata con test standardizzati somministrati individualmente sul calcolo o sul ragionamento matematico) che si situa sostanzialmente al di sotto di quanto previsto in base all'età cronologica del soggetto, alla valutazione psicometrica dell'intelligenza, e a un'istruzione adeguata all'età (Criterio A). Il disturbo del calcolo interferisce in modo significativo con l'apprendimento scolastico o con le attività della vita quotidiana che richiedono capacità di calcolo (Criterio B). Se è presente un deficit sensoriale, le difficoltà nelle capacità di calcolo vanno al di là di quelle di solito associate con esso (Criterio C).

Nel Disturbo del Calcolo possono essere compromesse diverse capacità, incluse le capacità "linguistiche" (per es., comprendere o nominare i termini, le operazioni, o i concetti matematici, e decodificare problemi scritti in simboli matematici), capacità "percettive" (per es., riconoscere o leggere simboli numerici o segni aritmetici e raggruppare oggetti in gruppi), capacità "attentive" (per es., copiare correttamente numeri o figure, ricordarsi di aggiungere il riporto e rispettare i segni operazionali) e capacità "matematiche" (per es., seguire sequenze di passaggi matematici, contare oggetti, e imparare le tabelline).

mercoledì 26 gennaio 2011

SVILUPPO DELLE RELAZIONI SOCIALI E NUOVI AMBIENTI DI APPRENDIMENTO GRAZIE ALLA TECNOLOGIA


Per quanto riguarda l’aspetto delle relazioni sociali, è
opportuno sottolineare come l’apprendimento telematico riesca ad abbattere
le barriere sociali che tanto possono impedire un processo di
comunicazione finalizzato ad una vera condivisione delle informazioni.
Lo scambio della conoscenza si trasforma così in un momento di relazione e
il ruolo dell’insegnante diventa più che mai importante. Egli ha il compito
coordinare e guidare la ricerca la discussione e le attività; collega i dati
informativi alla reale esperienza dei soggetti.
Il suo ruolo è soprattutto di guida,
supervisione e chiaramente aiuto;ma lascia che siano i soggetti a
sperimentarsi,capire ed agire.
Parlando di ambienti d'apprendimento basati sulle tecnologie non è possibile non menzionare la Realtà Virtuale. Nonostante le grandi difficoltà determinate dall'applicazione di queste tecnologie esse hanno trovato ampio utilizzo nell'ambito della didattica e della formazione dimostrando le potenzialità in qualità di strumenti per l'apprendimento. Ciò ha potuto accadere anche perché si tratta di una tecnologia che consente uno sviluppo a livelli differenti: è possibile parlare di realtà virtuale, o meglio di realtà artificiale, senza necessariamente fare riferimento alle tecnologie immersive che prevedono hardware e software molto sofisticati.
Recentemente, per quanto riguarda il mondo telematico, si stanno diffondendo gli ambienti virtuali realizzabili attraverso differenti software e linguaggi di programmazione. Tra questi si possono citare Active Worlds, Blaxuun, come ambienti di sviluppo, e di VRML, il linguaggio per la realizzazione di ambienti virtuali all'interno del Web.
Ciò che più interessa delle applicazioni di questi ambienti alla didattica e alla formazione è che al loro interno gli utenti possono non solo esplorare gli spazi e le conoscenze in essi contenute, ma interagire con altri utenti costruendo il loro percorso formativo anche sulla base delle relazioni così definite. Ritornano, dunque, i concetti di sociomedia e di conoscenza socialmente costruita, nella loro accezione più immediata.



AMBIENTE EDUCATIVO TRADIZIONALE
AMBIENTE FORMATIVO TECNOLOGICO
Insegnamento
Apprendimento
Insegnamento in presenza
Insegnamento distale
Individualità
Cooperazione
Monomedia
Sociomedia
Centralità docente
Autonomia studente

(Fig. 1 Particolarità degli ambienti formativi tecnologici)



Con lo sviluppo della multimedialità e delle tecnologie telematiche applicate alla didattica si è assistito alla diffusione degli ambienti di apprendimento.
"Ambiente vuol significare qualcosa che avvolge, qualcosa in cui si entra, entro cui ci si può muovere, qualcosa che è formato da una pluralità di componenti che stanno tra loro in un rapporto dinamico che non è opaco ma è visibile ed è comprensibile per l'utente che si inoltra in un ambiente di apprendimento. Riferirsi a questa nozione di ambiente significa che un progettista non può limitarsi ad offrire all'utente degli effetti speciali più o meno riusciti e delle videate più o meno composite e variopinte; il progettista deve offrire all'utente la possibilità di entrare nell'ambiente, per offrire il modo di guardarsi intorno, di percepire che ai lati, sopra, sotto, al di là dell'orizzonte visivo e sonoro dell'utente ci sono altri spazi, altri luoghi, perfino altri mondi in cui è possibile rapidamente trasferirsi".1 Gallino L., Gli ambienti di apprendimento nella scuola e nel lavoro
Ciò che, forse, più di tutto contribuisce a caratterizzare gli ambienti formativi di tipo tecnologico sono due processi: l'integrazione di più media, quindi la multimedialità; l'interazione tra sistemi differenti, ossia l'interattività 2 Galliani L., Ambienti di apprendimento: artificio tecnologico e discorso educativo. La multimedialità ha infatti trasformato completamente i rapporti che gli individui hanno sia con lo spazio ed il tempo, sia con gli stessi oggetti fisici, con le conoscenze, con le informazioni. La scuola non è più il luogo deputato alla diffusione del sapere in quanto questo può percorrere reti pressoché illimitate e raggiungere i discenti ovunque essi siano; l'insegnante non dispensa più conoscenza, ma coordina gli studenti nel processo di apprendimento; le conoscenze non sono più legate alla rappresentazione testuale, ma attraverso la digitalizzazione possono assumere forme differenti a seconda delle necessità comunicative.
Variano così anche i rapporti che gli attori coinvolti nel trasferimento del sapere determinano sia tra di loro sia con gli oggetti della comunicazione. Le interazioni rese disponibili dalla multimedialità - in specie quella online - determinano il passaggio dai media tradizionali, anche se integrati, ai sociomedia. Vengono così ad assumere un valore fondamentale le relazioni sociali che sono determinate da e si definiscono nei sistemi multimediali.

giovedì 20 gennaio 2011

Stalking e le tecnologie

Mi dispiace doverlo dire  proprio io che della tecnologia sono un’amante e una sostenitrice ma i nuovi modi di comunicare hanno incentivato e aiutato lo Stalking, non possiamo negarlo. Non solo come espediente per perseguitare le vittime (vedi sms, mail e chat come strumenti di controllo da parte dello Stalker verso la vittima) ma anche come “indizi” falsati che stimolano pericolose gelosie ossessive che, a volte, si possono trasformate in tragedia.
Non sono io a sostenerlo ma le statistiche: nell’epoca dei social network lo stalking ha trovato nuove vie, più subdole e nascoste ma non per questo meno pericolose.
Una storia concreta ce lo ricorda: Quella che leggerete di seguito non è etichettabile sotto la macrocategoria di stalkign tradizionale, non siamo davanti ad un ex partner che perseguita dopo la fine di una storia. Tuttavia penso sia utile rileggere fin dove la cieca possessività possa arrivare.  Il senso del possesso e del controllo, del resto, animano sempre la dinamica stalker-vittima.
La storia è di un anno fa circa, racconta la triste fine di Maria Pia, uccisa perchè “chattava”.  Certe morti assurde non dovrebbero esistere ma è ancor più grave se passano silenziose…
Fonte Repubblica.it
CATANIA
– E’ stato il marito ad uccidere Maria Pia Scuto, 41 anni, figlia di un noto costruttore catanese degli anni Sessanta. La sua confessione subito dopo l’omicidio era stata messa in dubbio da quella del figlio di 15 anni, testimone della tragedia. Nel tentativo di salvare il padre, agli agenti ha giurato di essere stato lui ad uccidere la madre. Ma poi ha ritrattato e infine il pm ha emesso contro il marito della vittima – Giuseppe Castro di 35 anni – un ordine di arresto per uxoricidio.
“Se ho detto che il colpevole ero io – ha detto il ragazzo – è perchè non potevo immaginare mio padre chiuso in un carcere e non sopportavo che le mie due sorelline – 6 e 8 anni – potessero crescere senza di lui”. L’ha uccisa aggredendola alle spalle mentre la moglie era seduta davanti al computer “a chattare con gli uomini”, come ha detto Giuseppe Castro agli agenti. “Non sopportavo più la situazione, il suo comportamento. Ero disperato”. Un delitto passionale scatenato da una e-mail (“L’ennesima”, dice il marito), che la moglie aveva ricevuto poco prima sul suo computer. Sui tre computer trovati in casa della famiglia e sequestrati, il sostituto procuratore Salvatore Faro ha disposto una perizia affidata dalla polizia postale. 

La spia
In questa modalità virtuale, il meccanismo della gelosia patologica che sta dietro al bisogno ossessivo di controllare il partner, è la stessa del “pedinamento” fisico. A cambiare è solo il mezzo attraverso il quale viene sfogato questo impulso, semplicemente il “molestatore” si sposta dalla strada al web. Anche nello spazio virtuale le emozioni provate e trasmesse sono vere, e la tecnologia serve da cassa di risonanza di un disagio che è presente nelle persone e che poi lo riversano nel rapporto di coppia.

La vita virtuale
La vita virtuale del partner, molto spesso genera ansia perché è poco controllabile; solitamente si ha meno paura a mostrare il proprio lato intimo nelle comunità di internet, perché è come se fossimo protetti dal video. Sul web, la sfera pubblica e quella privata si confondono e si è portati a raggiungere un livello di confidenza profonda anche con degli sconosciuti. Normale poi, che il partner che scopre l’altro in questa seconda vita ne diventi geloso.

Segnali d’allarme
Stalking onlineCosa fare per evitare che la gelosia diventi ossessione? E come fare affinché lo stalking tecnologico non diventi una minaccia alla vita reale? Per prima cosa bisogna coltivare la fiducia, che dovrebbe essere alla base di ogni rapporto; poi ricordarsi che il dialogo vince sulle fantasie e quando un comportamento non ci piace è bene parlarne subito prima di lasciarsi soffocare da atteggiamenti che poi prendono la mano. La vita virtuale va considerata come un prolungamento della vita reale e come tale va affrontato, sia che siamo noi i gelosi, sia se la subiamo. Quindi se i rapporti sul web rischiano di minare la relazione, non resta che eliminare il problema alla base, imparando ad essere sinceri sulle questioni fondamentali. Infine è importante prestare attenzione ad alcuni comportamenti che rappresentano dei veri e propri segnali d’allarme: se per esempio il partner si collega sempre alla rete quando anche noi siamo connessi, se passa molto tempo al computer, se vuole conoscere la nostra password.

Cose importanti da sapere
Il web 2.0 si fonda sulla condivisione delle informazioni: quando si accede a questi strumenti, bisogna metterlo in Stalking onlineconto. Se da una parte la maggior parte dei network è regolamentato e limita l’accesso a chi ha ricevuto l’autorizzazione, dall’altra internet è un mezzo invasivo: i motori di ricerca rendono visibile a chiunque anche alcuni contenuti dei social network. È una struttura che funziona male, e seppur criticata, ad oggi non è possibile cambiarla. Quando ci si elimina dalle piattaforme digitali, i dati restano su dei file duplicati in rete, anche per anni. Quindi è fondamentale esserne consapevoli e sapere che una volta diffusi i dati personali, i commenti e le foto, difficilmente vengono cancellati per sempre!

mercoledì 19 gennaio 2011

DEPRESSIONE E PROBLEMI POST-PARTO

I principali disturbi psicologici che si possono manifestare nel periodo del post parto sono:
  • Stati confusionali ad insorgenza precoce
  • Disturbi post traumatici da stress
  • Depressione post-partumDisturbi della relazione madre-bambino
  • Disturbi d’ansia
  • Disturbo da attachi di panico, Disturbo Ossessivo Compulsivo

  • Disturbi dell’umore
    • Baby blues, Depressione post-partum
  • Psicosi puerperali
E’ importante ricordare che:
  1. La depressione post-partum ha un’elevata prevalenza (10- 15% delle madri).
  2. Nella maggior parte dei casi gli episodi depressivi hanno una durata non trascurabile ( 3 – 9 mesi)
  3. La depressione post-partum trascurata o sottovalutata può avere effetti negativi su tutta la famiglia, condizionando il corretto sviluppo di una buona relazione madre-bambino.
  4. I sintomi della depressione post-partum sono spesso tenuti nascosti, per motivi di vergogna e disistima.
  5. Riconoscere i sintomi e poterne parlare liberamente con personale preparato, coinvolgendo anche i familiari più vicini, è il primo passo per la risoluzione del problema nella maggior parte dei casi.

I disturbi d’ansia nel post partum

Ansia e panico



Disturbo Ossessivo Compulsivo

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) colpisce il 3-5% delle madri nel periodo successivo al parto. È caratterizzato dalla presenza di pensieri o immagini mentali intrusivi, ripetitivi e persistenti, che solitamente riguardano gesti di nocumento contro il bambino, (ferirlo, ucciderlo).Questi pensieri sono percepiti come spaventosi e terribili (egodistonici), le madri temono che potrebbero veramente metterli in atto e adottano numerose strategie per evitare che queste immagini mentali possano realizzarsi.
Ad esempio la madre affetta da DOC finisce per evitare di entrare in cucina o di cucinare per non maneggiare coltelli, evitare di prendere in mano strumenti appuntiti o affilati, evitare di affacciarsi alle finestre, ai balconi o scendere le scale col bambino o di permettere a terzi di fare queste cose in sua presenza, evitare di fare il bagno al bambino o di prenderlo in braccio per timore di farlo cadere. Spesso le madri sentono di non volere affatto nuocere al loro bambino, ma temono di poterlo fare in modo incontrollato, e non si fidano più di loro stesse.
La presenza di tali pensieri può accompagnarsi a rituali compulsivi, che inizialmente riducono l’ansia; molto diffusi i rituali di controllo su porte e finestre e di pulizia (se mio figlio si ammalerà, sarà tutta colpa mia perché non ho pulito abbastanza), che si caratterizzano per la lunga durata e la ripetitività.
Il principale fattori di rischio per lo sviluppo di disturbo ossessivo compulsivo post-partum è la presenza di una precedente storia di DOC, personale o familiare.
Il trattamento di questa patologia si basa, come quello del disturbo ossessivo compulsivo al di fuori del post parto, sulla combinazione di psicoterapia ad indirizzo cognitivo vomportamentale e di una farmacoterapia specifica, spesso necessaria a causa della gravità dei sintomi.

I disturbi dell’umore nel post partum

Baby Blues

Non è considerato un vero e proprio disturbo, perchè è legato alle grandi variazioni ormonali che avvengono qualche giorno dopo il parto e tende ad autolimitarsi per poi scomparire definitivamente nel giro di pochi giorni.
Il baby blues colpisce la stragrande maggioranza delle madri. Il suo esordio avviene nella prima settimana dopo il parto, ma i sintomi possono perdurare fino a tre settimane.
Sintomi e cause del baby blues
  • Sbalzi di umore
  • Umore labile, con facile tendenza al pianto
  • Tristezza
  • Ansia
  • Mancanza di concentrazione
  • Sensazione di dipendenza
Il baby blues è provocato da più fattori: molto importanti sono i rapidi cambiamenti ormonali che avvengono subito dopo il parto, lo stress psico-fisico legato al momento del travaglio e del parto, le complicanze fisiche del post-partum, come i postumi dell’episiotomia o del taglio cesareo che limitano l’autonomia della madre, la fatica fisica, l’ansia legata all’aumento delle responsabilità, l’insorgenza di imprevisti o contrasti con i familiari, i parenti e così via.
In questa situazione è molto importante poter condividere le esperienze provate con altre mamme e poter pianificare una buona divisione dei compiti con il compagno o i familiari stretti.

Depressione post-partum

Si tratta di un problema complesso e dalla diffusione crescente. Si stima che possa colpire fino al 10% – 15% delle madri.
L’esordio è sfumato e graduale, ma può anche essere molto rapido; avviene dal terzo mese al primo anno dopo il parto.
È importante ricordare che una depressione post-partum non curata tende a cronicizzare, che la depressione della madre riduce le possibilità di sviluppare una buona sintonia col bambino, cosa che aumenta il disagio e complica la soluzione del quadro depressivo stesso.
La gravità può variare da episodi di depressione minore, (spesso non diagnosticati, perché il funzionamento della madre è apparentemente buono anche se i vissuti e le esperienze emotive sono di tipo depressivo, per il riemergere di conflittualità non risolte con le figure significative di riferimento) fino ad episodi di grave depressione maggiore.
Sintomi della depressione post-partum
Le madri affette da questa patologia provano una eccessiva preoccupazione o ansia, sono estremamente irritabili e si sentono sovraccariche e sotto pressione; è spesso presente una generale difficoltà nel prendere decisioni, l’umore è depresso, sono frequenti sentimenti di colpa e perdita di speranza nel futuro unita ad una marcata perdita di interesse o di piacere nel fare le cose.
Sia il sonno che l’appetito sono compromessi: il sonno è disturbato (può essere presente insonnia o ipersonnia), e l’appetito può variare grandemente, dall’iporessia a franchi episodi bulimici; possono comparire sintomi fisici (solitamente dolori, parestesie, debolezza muscolare).
Alcuni sintomi specifici riguardano la relazione madre-bambino e spesso acuiscono nella madre sentimenti di colpa, vergogna e inidoneità al ruolo di madre. In particolare è molto frequente
  • Avvertire il bambino come un peso
  • Non riuscire a provare emozioni nei confronti del bambino
  • Sentirsi inadeguate nella cura del bambino, avere paura di restare sole con lui
  • Pensare di essere madri e mogli incapaci
  • Non riuscire a concentrarsi nelle cose quotidiane, che hanno a che fare con l’interazione madre-bambino (riconoscimento dei bisogni reciproci, sintonizzazione emotiva, le semplici cure parentali)
Fattori di rischio della depressione post partum
Una serie di condizioni è stata individuata come più frequente nelle madri che sono andate incontro a depressione post-partum. I principali fattori di rischio individuati sono:
  • Episodi di ansia o depressione durante la gravidanza
  • Storia personale o familiare di depressione
  • Eventi traumatici nell’ultimo anno (lutti)
  • Conflitti coniugali
  • Isolamento sociale o condizioni socioeconomiche sfavorevoli
  • Storia di sindrome premestruale o disturbo disforico premestruale
  • Precedenti episodi di depressione post partum
  • Disturbi della funzionalità tiroidea
Trattamento della depressione post-partum
La terapia della depressione post-partum si basa fondamentalmente sulla psicoterapia. Tuttavia in una grande percentuale dei casi questa va integrata con un trattamento farmacologico. La farmacoterapia è quasi sempre necessaria nelle forme caratterizzate da una notevole gravità dei sintomi.

lunedì 17 gennaio 2011

Duck Sauce - Barbra Streisand Official Video

Il problema dello stalking

Dopo una lettura e una ricerca sul web ho raccolto informazioni riguardanti al problema dello stalking, moltissime persone che ci circondano hanno avuto nella loro vita qualcuno che non ha digerito una separazione e che ha tentato di riavvicinarsi; a volte anche in modo insistente,molesto,sgradito.
Non sempre lo stalker è uomo e l'aggredito donna (come l'ultimo caso che ha visto come protagonista di stalking Michelle Hunziker) ma ci sono molti casi dove i soggetti coinvolti da stolking sono uomini come in un caso dove una donna invaghita del proprio capo ufficio lo perseguita con telefonate messaggi, lo pedina.
Chiunque sia interessato sull'argomento clicchi QUI.