mercoledì 26 gennaio 2011

SVILUPPO DELLE RELAZIONI SOCIALI E NUOVI AMBIENTI DI APPRENDIMENTO GRAZIE ALLA TECNOLOGIA


Per quanto riguarda l’aspetto delle relazioni sociali, è
opportuno sottolineare come l’apprendimento telematico riesca ad abbattere
le barriere sociali che tanto possono impedire un processo di
comunicazione finalizzato ad una vera condivisione delle informazioni.
Lo scambio della conoscenza si trasforma così in un momento di relazione e
il ruolo dell’insegnante diventa più che mai importante. Egli ha il compito
coordinare e guidare la ricerca la discussione e le attività; collega i dati
informativi alla reale esperienza dei soggetti.
Il suo ruolo è soprattutto di guida,
supervisione e chiaramente aiuto;ma lascia che siano i soggetti a
sperimentarsi,capire ed agire.
Parlando di ambienti d'apprendimento basati sulle tecnologie non è possibile non menzionare la Realtà Virtuale. Nonostante le grandi difficoltà determinate dall'applicazione di queste tecnologie esse hanno trovato ampio utilizzo nell'ambito della didattica e della formazione dimostrando le potenzialità in qualità di strumenti per l'apprendimento. Ciò ha potuto accadere anche perché si tratta di una tecnologia che consente uno sviluppo a livelli differenti: è possibile parlare di realtà virtuale, o meglio di realtà artificiale, senza necessariamente fare riferimento alle tecnologie immersive che prevedono hardware e software molto sofisticati.
Recentemente, per quanto riguarda il mondo telematico, si stanno diffondendo gli ambienti virtuali realizzabili attraverso differenti software e linguaggi di programmazione. Tra questi si possono citare Active Worlds, Blaxuun, come ambienti di sviluppo, e di VRML, il linguaggio per la realizzazione di ambienti virtuali all'interno del Web.
Ciò che più interessa delle applicazioni di questi ambienti alla didattica e alla formazione è che al loro interno gli utenti possono non solo esplorare gli spazi e le conoscenze in essi contenute, ma interagire con altri utenti costruendo il loro percorso formativo anche sulla base delle relazioni così definite. Ritornano, dunque, i concetti di sociomedia e di conoscenza socialmente costruita, nella loro accezione più immediata.



AMBIENTE EDUCATIVO TRADIZIONALE
AMBIENTE FORMATIVO TECNOLOGICO
Insegnamento
Apprendimento
Insegnamento in presenza
Insegnamento distale
Individualità
Cooperazione
Monomedia
Sociomedia
Centralità docente
Autonomia studente

(Fig. 1 Particolarità degli ambienti formativi tecnologici)



Con lo sviluppo della multimedialità e delle tecnologie telematiche applicate alla didattica si è assistito alla diffusione degli ambienti di apprendimento.
"Ambiente vuol significare qualcosa che avvolge, qualcosa in cui si entra, entro cui ci si può muovere, qualcosa che è formato da una pluralità di componenti che stanno tra loro in un rapporto dinamico che non è opaco ma è visibile ed è comprensibile per l'utente che si inoltra in un ambiente di apprendimento. Riferirsi a questa nozione di ambiente significa che un progettista non può limitarsi ad offrire all'utente degli effetti speciali più o meno riusciti e delle videate più o meno composite e variopinte; il progettista deve offrire all'utente la possibilità di entrare nell'ambiente, per offrire il modo di guardarsi intorno, di percepire che ai lati, sopra, sotto, al di là dell'orizzonte visivo e sonoro dell'utente ci sono altri spazi, altri luoghi, perfino altri mondi in cui è possibile rapidamente trasferirsi".1 Gallino L., Gli ambienti di apprendimento nella scuola e nel lavoro
Ciò che, forse, più di tutto contribuisce a caratterizzare gli ambienti formativi di tipo tecnologico sono due processi: l'integrazione di più media, quindi la multimedialità; l'interazione tra sistemi differenti, ossia l'interattività 2 Galliani L., Ambienti di apprendimento: artificio tecnologico e discorso educativo. La multimedialità ha infatti trasformato completamente i rapporti che gli individui hanno sia con lo spazio ed il tempo, sia con gli stessi oggetti fisici, con le conoscenze, con le informazioni. La scuola non è più il luogo deputato alla diffusione del sapere in quanto questo può percorrere reti pressoché illimitate e raggiungere i discenti ovunque essi siano; l'insegnante non dispensa più conoscenza, ma coordina gli studenti nel processo di apprendimento; le conoscenze non sono più legate alla rappresentazione testuale, ma attraverso la digitalizzazione possono assumere forme differenti a seconda delle necessità comunicative.
Variano così anche i rapporti che gli attori coinvolti nel trasferimento del sapere determinano sia tra di loro sia con gli oggetti della comunicazione. Le interazioni rese disponibili dalla multimedialità - in specie quella online - determinano il passaggio dai media tradizionali, anche se integrati, ai sociomedia. Vengono così ad assumere un valore fondamentale le relazioni sociali che sono determinate da e si definiscono nei sistemi multimediali.

giovedì 20 gennaio 2011

Stalking e le tecnologie

Mi dispiace doverlo dire  proprio io che della tecnologia sono un’amante e una sostenitrice ma i nuovi modi di comunicare hanno incentivato e aiutato lo Stalking, non possiamo negarlo. Non solo come espediente per perseguitare le vittime (vedi sms, mail e chat come strumenti di controllo da parte dello Stalker verso la vittima) ma anche come “indizi” falsati che stimolano pericolose gelosie ossessive che, a volte, si possono trasformate in tragedia.
Non sono io a sostenerlo ma le statistiche: nell’epoca dei social network lo stalking ha trovato nuove vie, più subdole e nascoste ma non per questo meno pericolose.
Una storia concreta ce lo ricorda: Quella che leggerete di seguito non è etichettabile sotto la macrocategoria di stalkign tradizionale, non siamo davanti ad un ex partner che perseguita dopo la fine di una storia. Tuttavia penso sia utile rileggere fin dove la cieca possessività possa arrivare.  Il senso del possesso e del controllo, del resto, animano sempre la dinamica stalker-vittima.
La storia è di un anno fa circa, racconta la triste fine di Maria Pia, uccisa perchè “chattava”.  Certe morti assurde non dovrebbero esistere ma è ancor più grave se passano silenziose…
Fonte Repubblica.it
CATANIA
– E’ stato il marito ad uccidere Maria Pia Scuto, 41 anni, figlia di un noto costruttore catanese degli anni Sessanta. La sua confessione subito dopo l’omicidio era stata messa in dubbio da quella del figlio di 15 anni, testimone della tragedia. Nel tentativo di salvare il padre, agli agenti ha giurato di essere stato lui ad uccidere la madre. Ma poi ha ritrattato e infine il pm ha emesso contro il marito della vittima – Giuseppe Castro di 35 anni – un ordine di arresto per uxoricidio.
“Se ho detto che il colpevole ero io – ha detto il ragazzo – è perchè non potevo immaginare mio padre chiuso in un carcere e non sopportavo che le mie due sorelline – 6 e 8 anni – potessero crescere senza di lui”. L’ha uccisa aggredendola alle spalle mentre la moglie era seduta davanti al computer “a chattare con gli uomini”, come ha detto Giuseppe Castro agli agenti. “Non sopportavo più la situazione, il suo comportamento. Ero disperato”. Un delitto passionale scatenato da una e-mail (“L’ennesima”, dice il marito), che la moglie aveva ricevuto poco prima sul suo computer. Sui tre computer trovati in casa della famiglia e sequestrati, il sostituto procuratore Salvatore Faro ha disposto una perizia affidata dalla polizia postale. 

La spia
In questa modalità virtuale, il meccanismo della gelosia patologica che sta dietro al bisogno ossessivo di controllare il partner, è la stessa del “pedinamento” fisico. A cambiare è solo il mezzo attraverso il quale viene sfogato questo impulso, semplicemente il “molestatore” si sposta dalla strada al web. Anche nello spazio virtuale le emozioni provate e trasmesse sono vere, e la tecnologia serve da cassa di risonanza di un disagio che è presente nelle persone e che poi lo riversano nel rapporto di coppia.

La vita virtuale
La vita virtuale del partner, molto spesso genera ansia perché è poco controllabile; solitamente si ha meno paura a mostrare il proprio lato intimo nelle comunità di internet, perché è come se fossimo protetti dal video. Sul web, la sfera pubblica e quella privata si confondono e si è portati a raggiungere un livello di confidenza profonda anche con degli sconosciuti. Normale poi, che il partner che scopre l’altro in questa seconda vita ne diventi geloso.

Segnali d’allarme
Stalking onlineCosa fare per evitare che la gelosia diventi ossessione? E come fare affinché lo stalking tecnologico non diventi una minaccia alla vita reale? Per prima cosa bisogna coltivare la fiducia, che dovrebbe essere alla base di ogni rapporto; poi ricordarsi che il dialogo vince sulle fantasie e quando un comportamento non ci piace è bene parlarne subito prima di lasciarsi soffocare da atteggiamenti che poi prendono la mano. La vita virtuale va considerata come un prolungamento della vita reale e come tale va affrontato, sia che siamo noi i gelosi, sia se la subiamo. Quindi se i rapporti sul web rischiano di minare la relazione, non resta che eliminare il problema alla base, imparando ad essere sinceri sulle questioni fondamentali. Infine è importante prestare attenzione ad alcuni comportamenti che rappresentano dei veri e propri segnali d’allarme: se per esempio il partner si collega sempre alla rete quando anche noi siamo connessi, se passa molto tempo al computer, se vuole conoscere la nostra password.

Cose importanti da sapere
Il web 2.0 si fonda sulla condivisione delle informazioni: quando si accede a questi strumenti, bisogna metterlo in Stalking onlineconto. Se da una parte la maggior parte dei network è regolamentato e limita l’accesso a chi ha ricevuto l’autorizzazione, dall’altra internet è un mezzo invasivo: i motori di ricerca rendono visibile a chiunque anche alcuni contenuti dei social network. È una struttura che funziona male, e seppur criticata, ad oggi non è possibile cambiarla. Quando ci si elimina dalle piattaforme digitali, i dati restano su dei file duplicati in rete, anche per anni. Quindi è fondamentale esserne consapevoli e sapere che una volta diffusi i dati personali, i commenti e le foto, difficilmente vengono cancellati per sempre!

mercoledì 19 gennaio 2011

DEPRESSIONE E PROBLEMI POST-PARTO

I principali disturbi psicologici che si possono manifestare nel periodo del post parto sono:
  • Stati confusionali ad insorgenza precoce
  • Disturbi post traumatici da stress
  • Depressione post-partumDisturbi della relazione madre-bambino
  • Disturbi d’ansia
  • Disturbo da attachi di panico, Disturbo Ossessivo Compulsivo

  • Disturbi dell’umore
    • Baby blues, Depressione post-partum
  • Psicosi puerperali
E’ importante ricordare che:
  1. La depressione post-partum ha un’elevata prevalenza (10- 15% delle madri).
  2. Nella maggior parte dei casi gli episodi depressivi hanno una durata non trascurabile ( 3 – 9 mesi)
  3. La depressione post-partum trascurata o sottovalutata può avere effetti negativi su tutta la famiglia, condizionando il corretto sviluppo di una buona relazione madre-bambino.
  4. I sintomi della depressione post-partum sono spesso tenuti nascosti, per motivi di vergogna e disistima.
  5. Riconoscere i sintomi e poterne parlare liberamente con personale preparato, coinvolgendo anche i familiari più vicini, è il primo passo per la risoluzione del problema nella maggior parte dei casi.

I disturbi d’ansia nel post partum

Ansia e panico



Disturbo Ossessivo Compulsivo

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) colpisce il 3-5% delle madri nel periodo successivo al parto. È caratterizzato dalla presenza di pensieri o immagini mentali intrusivi, ripetitivi e persistenti, che solitamente riguardano gesti di nocumento contro il bambino, (ferirlo, ucciderlo).Questi pensieri sono percepiti come spaventosi e terribili (egodistonici), le madri temono che potrebbero veramente metterli in atto e adottano numerose strategie per evitare che queste immagini mentali possano realizzarsi.
Ad esempio la madre affetta da DOC finisce per evitare di entrare in cucina o di cucinare per non maneggiare coltelli, evitare di prendere in mano strumenti appuntiti o affilati, evitare di affacciarsi alle finestre, ai balconi o scendere le scale col bambino o di permettere a terzi di fare queste cose in sua presenza, evitare di fare il bagno al bambino o di prenderlo in braccio per timore di farlo cadere. Spesso le madri sentono di non volere affatto nuocere al loro bambino, ma temono di poterlo fare in modo incontrollato, e non si fidano più di loro stesse.
La presenza di tali pensieri può accompagnarsi a rituali compulsivi, che inizialmente riducono l’ansia; molto diffusi i rituali di controllo su porte e finestre e di pulizia (se mio figlio si ammalerà, sarà tutta colpa mia perché non ho pulito abbastanza), che si caratterizzano per la lunga durata e la ripetitività.
Il principale fattori di rischio per lo sviluppo di disturbo ossessivo compulsivo post-partum è la presenza di una precedente storia di DOC, personale o familiare.
Il trattamento di questa patologia si basa, come quello del disturbo ossessivo compulsivo al di fuori del post parto, sulla combinazione di psicoterapia ad indirizzo cognitivo vomportamentale e di una farmacoterapia specifica, spesso necessaria a causa della gravità dei sintomi.

I disturbi dell’umore nel post partum

Baby Blues

Non è considerato un vero e proprio disturbo, perchè è legato alle grandi variazioni ormonali che avvengono qualche giorno dopo il parto e tende ad autolimitarsi per poi scomparire definitivamente nel giro di pochi giorni.
Il baby blues colpisce la stragrande maggioranza delle madri. Il suo esordio avviene nella prima settimana dopo il parto, ma i sintomi possono perdurare fino a tre settimane.
Sintomi e cause del baby blues
  • Sbalzi di umore
  • Umore labile, con facile tendenza al pianto
  • Tristezza
  • Ansia
  • Mancanza di concentrazione
  • Sensazione di dipendenza
Il baby blues è provocato da più fattori: molto importanti sono i rapidi cambiamenti ormonali che avvengono subito dopo il parto, lo stress psico-fisico legato al momento del travaglio e del parto, le complicanze fisiche del post-partum, come i postumi dell’episiotomia o del taglio cesareo che limitano l’autonomia della madre, la fatica fisica, l’ansia legata all’aumento delle responsabilità, l’insorgenza di imprevisti o contrasti con i familiari, i parenti e così via.
In questa situazione è molto importante poter condividere le esperienze provate con altre mamme e poter pianificare una buona divisione dei compiti con il compagno o i familiari stretti.

Depressione post-partum

Si tratta di un problema complesso e dalla diffusione crescente. Si stima che possa colpire fino al 10% – 15% delle madri.
L’esordio è sfumato e graduale, ma può anche essere molto rapido; avviene dal terzo mese al primo anno dopo il parto.
È importante ricordare che una depressione post-partum non curata tende a cronicizzare, che la depressione della madre riduce le possibilità di sviluppare una buona sintonia col bambino, cosa che aumenta il disagio e complica la soluzione del quadro depressivo stesso.
La gravità può variare da episodi di depressione minore, (spesso non diagnosticati, perché il funzionamento della madre è apparentemente buono anche se i vissuti e le esperienze emotive sono di tipo depressivo, per il riemergere di conflittualità non risolte con le figure significative di riferimento) fino ad episodi di grave depressione maggiore.
Sintomi della depressione post-partum
Le madri affette da questa patologia provano una eccessiva preoccupazione o ansia, sono estremamente irritabili e si sentono sovraccariche e sotto pressione; è spesso presente una generale difficoltà nel prendere decisioni, l’umore è depresso, sono frequenti sentimenti di colpa e perdita di speranza nel futuro unita ad una marcata perdita di interesse o di piacere nel fare le cose.
Sia il sonno che l’appetito sono compromessi: il sonno è disturbato (può essere presente insonnia o ipersonnia), e l’appetito può variare grandemente, dall’iporessia a franchi episodi bulimici; possono comparire sintomi fisici (solitamente dolori, parestesie, debolezza muscolare).
Alcuni sintomi specifici riguardano la relazione madre-bambino e spesso acuiscono nella madre sentimenti di colpa, vergogna e inidoneità al ruolo di madre. In particolare è molto frequente
  • Avvertire il bambino come un peso
  • Non riuscire a provare emozioni nei confronti del bambino
  • Sentirsi inadeguate nella cura del bambino, avere paura di restare sole con lui
  • Pensare di essere madri e mogli incapaci
  • Non riuscire a concentrarsi nelle cose quotidiane, che hanno a che fare con l’interazione madre-bambino (riconoscimento dei bisogni reciproci, sintonizzazione emotiva, le semplici cure parentali)
Fattori di rischio della depressione post partum
Una serie di condizioni è stata individuata come più frequente nelle madri che sono andate incontro a depressione post-partum. I principali fattori di rischio individuati sono:
  • Episodi di ansia o depressione durante la gravidanza
  • Storia personale o familiare di depressione
  • Eventi traumatici nell’ultimo anno (lutti)
  • Conflitti coniugali
  • Isolamento sociale o condizioni socioeconomiche sfavorevoli
  • Storia di sindrome premestruale o disturbo disforico premestruale
  • Precedenti episodi di depressione post partum
  • Disturbi della funzionalità tiroidea
Trattamento della depressione post-partum
La terapia della depressione post-partum si basa fondamentalmente sulla psicoterapia. Tuttavia in una grande percentuale dei casi questa va integrata con un trattamento farmacologico. La farmacoterapia è quasi sempre necessaria nelle forme caratterizzate da una notevole gravità dei sintomi.

lunedì 17 gennaio 2011

Duck Sauce - Barbra Streisand Official Video

Il problema dello stalking

Dopo una lettura e una ricerca sul web ho raccolto informazioni riguardanti al problema dello stalking, moltissime persone che ci circondano hanno avuto nella loro vita qualcuno che non ha digerito una separazione e che ha tentato di riavvicinarsi; a volte anche in modo insistente,molesto,sgradito.
Non sempre lo stalker è uomo e l'aggredito donna (come l'ultimo caso che ha visto come protagonista di stalking Michelle Hunziker) ma ci sono molti casi dove i soggetti coinvolti da stolking sono uomini come in un caso dove una donna invaghita del proprio capo ufficio lo perseguita con telefonate messaggi, lo pedina.
Chiunque sia interessato sull'argomento clicchi QUI.